L'assedio

Regia Gianluca Cesale
Aiuto Regia Lorenzo Benedetto

Sabato 20 Maggio | 20:30
Domenica 21 Maggio | 20:30 
Lunedì 22 Maggio | 20:30 

NOTE DI REGIA 

DIEGO – «Non mi riconosco più. Non ho mai avuto paura di un altro uomo, ma questo è più forte di me; l’onore non mi serve a nulla e sento che sto per cedere».

Lo stato d’assedio è un’opera teatrale in tre atti di Albert Camus scritta nel 1948 all’indomani della seconda guerra mondiale, ed è facile notare quanto, nella storia che racconta, si riferisca alla dittatura hitleriana e a quella di Francisco Franco che durerà fino al 1975. Il discorso è però universale e riguarda tutti gli uomini e in questa direzione si è lavorato, eliminando volutamente riferimenti a luoghi e tempi. Camus vuole, infatti, dare un avvertimento contro il ritorno di simili regimi in tutto il mondo e in ogni epoca. C’è sembrato dunque più che giusto affrontare con i giovani allievi attori argomenti come la resistenza e l’uguaglianza sociale, mettendoci tutti in guardia contro la manipolazione, la rassegnazione, la sottomissione, la passività, e soprattutto contro lo “scendere a patti” con la tirannia. Nel dramma si ritrovano alcuni dei grandi temi del pensiero camusiano: la paura (e più precisamente la creazione di un regime totalitario per mezzo della strumentalizzazione della paura), il coraggio della rivolta, la morte, il mare (come simbolo di purificazione e di libertà). Durante le ore passate in prova abbiamo sentito quanto la eco dei giorni difficili che abbiamo passato negli ultimi anni sia ancora presente dentro di noi. Il ricordo di chi eroicamente ha provato a salvare vite umane, di chi ha sofferto in silenzio chiuso in casa, di chi ha visto e vede ancora prospettarsi davanti a sé un futuro a dir poco incerto. La lezione di Camus ci trasmette l’idea che l’unica cosa che ha senso è acquisire il sentimento che non si sa nulla. Si vive in un mondo assurdo, certezza sigillata dalle parole dello stesso autore: “L’assurdo nasce da questo confronto tra il bisogno umano e l’irragionevole silenzio del mondo”. Lavorando, intensamente e nel profondo, su questa complessa opera dai risvolti tragicomici, albergata da personaggi esagerati, al limite e spesso grotteschi, ci siamo resi conto di quanto questo assurdo valga per ogni essere umano che si trovi di fronte all’insignificanza dell’esistenza. Non c’è causa prima, non c’è fine dopo, c’è solo la loro sequenza, il percorso. Ma accanto a questa certezza per Camus ce ne un’altra: la vita umana varrà tanto più di essere vissuta quanto più non ha senso, perché “la vita non vale niente, ma niente vale una vita”. Più volte nel percorso affrontato su questo testo mi sono ritrovato in crisi, salvo poi rifugiarmi nelle parole dello stesso autore franco-algerino che mi hanno dato rifugio e ristoro, oltre che dettarmi la direzione da seguire: “il mondo in cui viviamo mi ripugna, ma mi sento solidale agli uomini che vi soffrono”. Solo il senso di comunità, che il Teatro ispira e insegna, ha potuto e può salvarci: “distanti ma uniti”; l’idea di come è fatto il mondo, ovvero miliardi di persone sulla stessa “barca” e con il medesimo destino, senza divisioni, senza eccezioni alla regola. Ho cercato di “spiare” Vittoria e Diego, i due giovani innamorati protagonisti della nostra storia, con delicatezza, tenendomi alla giusta distanza per non disturbarli e scoprendo alla fine che loro sono l’unico antidoto, l’unica speranza di guarigione in “un dramma d’amore” in cui l’amore stesso “è stato proibito”. Camus conosce bene l’angoscia di una giovane generazione privata di ogni sicurezza nel presente e nel futuro e costretta a vivere in una società nella quale, parafrasando la filosofa Simone Weil che per lui fu una sorella maggiore, “importa solo il rendimento e non la qualità dello sforzo umano”. Bisogna produrlo quello sforzo. Bisogna amare la pazienza tenace dei poveri, quella di quei poveri dal cuore frantumato, quella che non perirà mai, perché “l’uomo non è innocente e non è interamente malvagio”.
Cosa ci resta, dunque, da fare di fronte all’assurdo che viviamo?
Lottare.
Rivoltarsi e lottare con Diego, con tutte le proprie forze, contro la paura che costruisce muri tra noi e gli altri, contro la Peste, profeta di un’umanità tutt’altro che innocente e destinata comunque a distruggersi, ma della quale noi stessi siamo parte. E non arrendersi.
Mai.

Gianluca Cesale

Con Emma Burla, Alice Capone, Tommaso Casertano, Martina Fabiano, Riccardo Guadagno, Giacomo Mariotti, Alessandro Mosca, Pio Leonardo Nardone, Chiara Palmiero, Luca Scaffidi, Sofia Tramontana, Sara Valenti 

Scene e costumi Angela Di Donna, Mariagrazia Iovine
Assistenti scene e costumi 
Angela Raffa, Alessandro Sannino
Luci e Fonica Danilo Calogero, Tommaso Casertano

Per info e prenotazioni 0655340226 - 3711793181

 

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